Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/358

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riposo che affanno domandano, acciò che sì come padre e duca e maestro ci sii, però che tutti siamo giovani, e niuno mai fuori de’ nostri paesi uscì, e il cercare i non conosciuti luoghi sanza guida ci saria duro. Nè ti spiaccia la nostra giovane compagnia, però che come figliuolo i tuoi passi divotamente seguirò. E in verità questo, di che io e te e gli altri priego il mio partire di qui, credo che degl’iddii sia piacere acciò che i miei giovani anni non si perdano in accidiose dimoranze: con ciò sia cosa che noi non ci nascessimo per vivere come bruti, ma per seguire virtù, la quale ha potenza di fare con volante fama le memorie degli uomini etterne, così come le nostre anime sono. Adunque voi ancora come me giovani, non vi sia grave, ma al mio priego vi piegate, e qualunque di voi in ciò come fedele amico mi vuole servire liberamente di sì risponda, sanza volermi mostrare che la mia impresa sia meno che ben fatta: chè quello ch’io fo, io il conosco, e invano ci balestrerebbe parole chi s’ingegnasse di farmene rimanere -.

Tacque Florio, e Ascalion così gli rispose: O caro a me più che figliuolo, tu mostri nel fine delle tue parole di me avere poca fidanza, e simile nel pregare che fai di che io mi maraviglio. Certo non che a’ tuoi prieghi ma a’ tuoi comandamenti, se la mia vecchiezza fosse tanta che il bastone per terzo piede mi bisognasse, mai dalla tua signorevole compagnia nè da’ tuoi piaceri mi partirei infino alla morte. Ben conosco come amore stringe: e però muovati qual cagione vuole, che me per duca e per vassallo mi t’offero a seguirti infino alle dorate arene dello indiano Ganges e infino alle ruvide acque di Tanai, e per