Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/97

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sospiri, e disse: E’ mi piace bene che a voi non sia la mia malinconia celata, la cagione della quale è questa: con ciò sia cosa che la fortuna infino a questo tempo ci abbia con la sua destra tirati nell’auge della sua volubile rota, accrescendo il numero de’ nostri vittoriosi triunfi, ampliando il nostro regno, multiplicando le nostre ricchezze e concedendone, insieme con gli altri iddii, cara progenie, a cui la nostra corona è riserbata, ora pensando dubito che ella, pentuta di queste cose, non s’ingegni con la sua sinistra d’avvallarci. E gl’iddii credo che ciò consentono; e la maniera è questa: niuna allegrezza fu mai maggiore a noi, che quella quando il nostro unico figliuolo dagl’iddii lungamente pregati ricevemmo; e sapete che ne’ nostri regni nella sua natività niuno altare fu sanza divoto fuoco e sanza incensi, nè niuno iddio fu che con divota voce non fosse per le nostre città ringraziato. Ora, conoscendo la fortuna quanto questo figliuolo ne sia caro per le rendute grazie, per porre noi in maggior doglia e tristizia, in vile modo s’ingegna di privarcene, minuendo i nostri onori, essendo egli in vita, dandoci manifesto essemplo che, poi che alla più cara cosa comincia, discenderà sanza fallo all’altre minori: e udite come ella s’è ingegnata di levarci Florio. Essa ha tanto il giovane figliuolo di Citerea, non meno mobile di lei, con lusinghe mosso, che egli, entrato nel giovane petto di Florio, l’ha sì infiammato della bellezza di Biancifiore, che Paris di quella di Elena non arse più; e non vede più avanti che Biancifiore, secondo che i loro maestri m’hanno detto poco avanti. E certo io non mi dolgo che egli ami, ma duolmi di colei cui egli ama, perchè alla sua nobiltà