Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/130

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cammino, e dicono che poi che qui fummo più non videro prosperevole tempo a nostra via se non ora: leva su, andiamo -. Levossi dunque Filocolo dicendo: Oimè, da che bene tolto m’avete! -. E narrato loro ciò che veduto avea, con loro insieme, pieni d’ammirazione per lo suo detto, n’andarono alla nave. E rendute prima degne grazie agl’iddii del buon tempo, e pregatigli divotamente che in meglio il dovessero prosperare, in su quella montarono. E su dimorativi le due parti della notte, sentendo il vento rinfrescato parve loro di dargli le vele. Le quali dategli, gli antichi porti di Partenope abandonarono, disiderosi di pervenire dove dagl’iddii fu loro promesso di trovare di Biancifiore vere novelle.

Lenti e scarsi venti pinsero la violata nave in più giorni quasi che alla esteriore punta della dimandata isola, e, quivi mancati, discesero in terra, dubitando non gl’iddii quivi per lungo spazio gli ritenessero come in Partenope fatto aveano. Ma ignorando Filocolo in qual parte dell’isola dovesse di Biancifiore novelle sapere secondo il risponso degl’iddii, la fortuna che già con lieto viso gli si cominciava a rivolgere, vicino albergo gli apparecchiò a Sisife. Dove egli più giorni dimorando e cercando di sapere novelle di Biancifiore né trovandone alcuna, non sapea che farsi; e già il tempo vedea acconciare presto al suo proponimento. Per che egli quasi disperato, dispregiando il detto degl’iddii, non sapea che si fare, ma dimorando malinconico fra sé dicea: "Come io qui di Biancifiore non trovo novelle, così, in tutto, il mio viaggio sarà perduto, e, ingannato dagl’iddii, per soperchio dolore dolente renderò l’anima alle dolorose sedie di Dite".