Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/197

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nelle reali case, e così fuor di pericolo io e altri sarebbe. O bellezza, fiore caduco, maladetta sii tu in tutte quelle persone a cui nociva t’apparecchi d’essere! Tu principale cagione fosti dello ardente amore che costui mi porta; tu gli levasti la luce dello ’ntelletto, e la ragione, per la quale conoscere doveva me, femina vile, non essere da essere amata da lui; tu di migliaia di sospiri l’hai fatto albergatore: tu degli occhi suoi hai fatto fontane di dolenti lagrime; tu infiniti pericoli gli hai fatti parer leggieri, per venirti a possedere: e ora posseduta, a questo vilissimo fine l’hai condotto. Ahi, dolorosa me, perché insieme con la mia madre non morii quand’io nacqui? Quanti mali sarieno per un solo male spenti! Il siniscalco saria vivo, e ’l valoroso cavaliere Fileno non saria perduto in sconvenevole essilio; Florio ora a tal pericolo non saria, ma lieto ne’ suoi regni aspetteria la promessa corona, e i miseri padre e madre, che di lui debbono udire la vituperosa morte, viverieno lieti del loro figliuolo, del quale ancora più dolenti morranno. Oimè misera, a che morte son io apparecchiata! Al fuoco! Il fuoco caccerà de’ fermi petti l’amoroso fuoco. Quel fuoco che il mare, né la terra, né paura, né vergogna, né ancora gl’iddii hanno potuto spegnere, il fuoco lo spegnerà. Oggi di perfetti amanti torneremo nulla. Oggi sarà biasimata e tenuta vile la nostra gran costanza e fermezza d’animi. Oggi congiunte cercheranno le nostre anime gli sconosciuti regni. Oggi scalpiteranno i piedi e moveranno i venti le ceneri già credute serbarsi a splendidi vasi. Oggi la forza di Citerea fia annullata. O dolente giorno, di tanti mali riguardatore, perché