Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/235

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novella d’alcuna parte, che essi di lui non dubitassero: e gl’infiniti pericoli ne’ quali i pellegrinanti possono incappare, tutti per lo petto loro si rivolgeano, con paura non forse in alcuno incappasse il loro Filocolo; similemente dubitando del luogo dove la sua Biancifiore ritrovasse, non forse fosse tale che grave danno ne gl’incorresse, o che, non potendola riavere, di dolore morisse, o disperato a loro mai non reddisse: e quasi di lui sanza alcuna speranza di bene viveano, vedendo o con la imaginazione o per visione quasi ciò che nel suo cammino gli avvenne. E questo consentivano gl’iddii, perché più multiplicando il loro dolore, più fossero degnamente della loro nequizia puniti. E a questa miseria e doglia aveano per compagnia tutto il loro reame, il quale, in desolazione dimorando, dubitavano della morte del vecchio re, non sappiendo che consiglio pigliarsi dopo quella, per la vedova corona, poi che loro perduto parea avere Filocolo.

Era già il decimo mese passato, poi che Filocolo ricevuto avea per sua la disiata Biancifiore, e ’l dolce tempo tornato cominciava a rivestire i prati e gli alberi delle perdute frondi, avendo Delfico toccato il principio del Montone, quando a Filocolo tornò nella memoria l’abandonato padre e la misera madre, e fu di loro da degna pietà costretto. Egli vide il tempo grazioso a navicare, propose di tornare a rivederli con la cara sposa, e rendere loro con la sua tornata la perduta allegrezza. Nel qual proponimento dimorando, un giorno a sé chiamò l’amiraglio e Ascalion e gli altri suoi compagni e amici, e il suo proponimento a tutti fece palese. I compagni il lodano,