Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/244

Da Wikisource.

vera, però che ad evidenzia di tale verità si mostra il picciolo poggio pieno di marine cochiglie, né ancora si posson sì poco né molto le ’nteriora di quello ricercare, che di quelle biancheggianti tutte non si truovino, similemente i fiumi a quello circunstanti, più veloci di corso che copiosi d’acque, le loro arene di queste medesime cochiglie dipingono. Sopra questo pasceva Eucomos la semplice mandria delle sue pecore, quando chiamato assai vicino a quelle onde, le quali i cavalli di Febo, passato il meridiano cerchio, con fretta disiderano per alleviare la loro ardente sete, e per riposo, fu: ov’egli andò, e quivi la mansueta greggia di Franconarcos, re del bianco paese, gli fu comandata, la quale egli con somma sollecitudine guardò. Avea il detto re di figliuole copioso numero, di bellezze ornate e di costumi splendide, le quali insieme un giorno, con caterva grandissima di compagne mandate dal loro padre, andarono a porgere odoriferi incensi a un santo tempio dedicato a Minerva, posto in uno antico bosco, avvegna che bello d’arbori, d’erbe e di fiori fosse. Esse, poi che il comandamento del padre ebbero ad essecuzione messo, essendo loro del giorno avanzato gran parte, a fare insieme festa per lo dilettevole bosco si dierono. A questo bosco era vicino Eucomos, sopra tutti i pastori ingegnosissimo, con la comandata greggia, il quale nuovamente con le propie mani avendo una sampogna fatta che più che altra dilettevole suono rendea agli uditori, ignorante della venuta delle figliuole del suo signore, essendo allora il sole più caldo che in alcun’altra ora del giorno, avea le sue pecore sotto l’ombra d’uno altissimo faggio raccolte, e, dritto appoggiato ad un mirteo bastone, questa