Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/290

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a queste ora qua, ora là, quale poco e quale assai, correano disordinati.

Come il duca e Messaallino videro il rozzo popolo, di loro si risero, e alquanto gli riguardarono, e già aveano determinato di ritornarsi indietro, quando Messaallino disse: Perché non andiamo noi a loro, e di loro condizione ci facciamo certi, acciò che tornando a Filocolo, il quale di tutto loro essere ci domanderà, non sappiendogliele ridire, non siamo da lui scherniti? -. - Andiamo - rispose il duca; e verso quelli che già mostravano di loro dubitare, con segno di pace s’appressarono, e con graziosa voce, non mostrando d’avere la loro picciola condizione a schifo, gli salutarono, e quelli, che sopra la riva del fiume dimoravano dal lato del bosco, domandarono chi essi fossero e perché quivi stessero, e quale era stata la cagione del loro romore poco avanti. A’ quali uno di loro, il quale forse degli altri avea il maestrato, così rispose: Noi, i quali voi qui vedete, siamo abitatori d’un picciolo poggio qui vicino, il quale i nostri antichi chiamarono Caloni, e noi da quello Caloni ci chiamiamo, popolo robusto e fiero nelle nostre armi, né niuno altro è a cui il lavorio della terra meglio sia noto, né che fatica in ciò a comparazione di noi possa durare: e la cagione per che qui dimoriamo è acciò che passare possiamo questo fiumicello e di sopra quel terreno cacciare in perdizione la gente che vi vedete, la quale nuovamente venuta qui, un poggio simile al nostro, che nostra iurisdizione era, s’hanno preso, e abitanlo oltre a nostro volere, e chiamansi Cireti. I quali, come voi vedete, a contradirci il passo qui a fronte a noi sopra la riviera si sono posti, né in alcuna parte