Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/305

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dono; e là dov’io insofficiente fossi, quant’io posso divoto priego gl’iddii che in luogo di me il mio difetto suppliscano, e voi lungo tempo conservino in vita, sempre di bene in meglio aumentando -. Concessegli adunque Filocolo il luogo, e de’ suoi tesori gran parte gli fece donare, acciò che la cominciata opera potesse magnificamente adempiere; e fatti convocare tutti e due i pacificati popoli, i quali del nuovo luogo doveano essere abitatori, a Caleon fece intera fedeltà giurare, e promettere che elli lui per signore e per difenditore avrebbero sempre, né i suoi comandamenti in alcuno atto trapasserebbero: i quali se passassero, secondo il suo giudicio del passamento sosterrieno la punizione; e quelle leggi, che egli desse loro, quelle serverieno, essi e i loro discendenti. E così similemente Caleon promise di servarli e guardarli e governarli come cari fratelli e suggetti, da qualunque persona ingiustamente offendere li volesse. Allora Filocolo disse a Caleon: Omai edifica, e di bene in meglio la tua terra, la quale tu chiamerai Calocepe, accrescerai -. E fatti i suoi arnesi acconciare, a ciascuno vietando che sanza sua licenza chi e’ fossero non manifestasse ad alcuno, in abito di pellegrini montarono a cavallo, e accomiatati da Caleon, cavalcarono verso Roma.

Rimase Caleon col rozzo popolo chiamato Calocepi, e il primo comandamento fatto da lui alla nuova gente fu che da essi fossero tutte le loro case disfatte e che essi dentro al cerchio fatto per le mura future dovessero le loro case apportare, e in quello abitare co’ loro figliuoli e con le loro famiglie: di che egli fu ubidito sanza niuno indugio, faccendo a difensione