Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/312

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dell’inclito imperadore Giustiniano, quivi venuto, e all’ordine de’ cavalieri di Dio scritto, forse a guardia del bel luogo diputato, gli sopravenne, e vide Filocolo così quella imagine riguardare. Ma avanti che alcuna cosa gli dicesse, il mirò molto, e parvegli nello aspetto nobile e di grande affare, per che con reverenza, non conoscendolo, così l’incominciò a parlare: O giovane, con molta ammirazione l’effige del creatore di tutte le cose riguardi, come se mai da te non fosse stato veduto -. A cui Filocolo graziosamente rispose: Sanza dubbio, amico, ciò che tu di’ è vero; e però ch’io mai più nol vidi, con ammirazione ora il riguardava -. - E come può essere - disse Ilario - che tu molte volte non l’abbi veduto, se de’ servatori della sua legge se’? -. - Certo - disse Filocolo - né lui, come già dissi, mai più vidi, né qual sia la sua legge conosco -. - Adunque qual legge servi, o cui adori? - disse Ilario. A cui Filocolo rispose: La legge che i miei predecessori servarono e che ancora i popoli del paese ond’io sono servano, e io servo: e da noi è adorato Giove, e gli altri immortali iddii posseditori delle celestiali regioni, a’ quali, quante volte di loro abbiamo bisogno, tante volte accendiamo fuochi sopra i loro altari e diamo incensi, e le dimandate cose riceviamo -. - Dunque tu idolatrio se’ della setta de’ gentili? -. - Così sono come tu di’ - rispose Filocolo. - Ora ignori tu - disse Ilario - che noi cotesta setta abbiamo, e degnamente, in odio, sì come eretici e operatori delle cose spiacenti a Dio? -. - Non lo ignoro - disse Filocolo. - Dunque - disse Ilario - come sicuro qui, gentile, vivi tra ’l popolo di Dio? Non sai tu che come voi a noi parate insidie, così a voi potrebbero essere da noi parate? Ma che? Di