Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/32

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adunque i compagni di costui le donne alla loro festa, e usciti del giardino se ne vennero a Filocolo, il quale nel viso conobbero di tutti il maggiore, e a lui, con quella reverenza che essi avevano già negli animi compresa che si convenisse, parlarono, pregandolo che in onore e accrescimento della loro festa gli piacesse co’ suoi compagni passare con loro nel giardino, con più prieghi sopra questo strignendolo che esso loro questa grazia non negasse. Legarono i dolci prieghi l’animo gentile di Filocolo, e non meno quello de’ compagni; e così a’ preganti fu da Filocolo risposto: Amici, in verità tal festa da noi cercata non era, né similemente fuggita, ma sì come naufragi gittati ne’ vostri porti, per fuggire gli accidiosi pensieri che l’ozio induce, andavamo per questi liti le nostre avversità recitando; e come che la fortuna ad ascoltare voi c’inducesse non so, ma disiderosa, pare, di cacciare da noi ogni noia, pensando che voi, in cui cortesia infinita conosco, ci ha parati davanti: e però a’ vostri prieghi satisfaremo, ancora che forse parte della cortesia, che da noi procedere dovrebbe, guastiamo -. E così parlando insieme nel bel giardino se n’entrarono, ove molte belle donne trovarono; dalle quali graziosamente ricevuti furono, e con loro insieme accolti alla loro festa.

Ma poi che Filocolo per grande spazio ebbe la festa di costoro veduta, e festeggiato con essi, a lui parve di partirsi. E volendo prendere congedo da’ giovani e ringraziarli del ricevuto onore, una donna più che altra da riverire, piena di maravigliosa bellezza e di virtù, venne dov’egli stava, e così disse: Nobilissimo giovane, voi per la vostra cortesia questa mattina a questi giovani avete fatta