Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/356

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suo zio, e Clelia e Tiberina, seguendo Florio suo marito.

Cavalcati adunque costoro verso Marmorina più giorni, e a quella già forse per una dieta vicini, piacque a Florio di significare al padre la sua felice tornata per convenevoli ambasciadori, la quale esso attendeva e sopra tutte le cose disiderava, avendo da’ marinari de’ tornati legni interamente saputa la sua fortuna, della quale saria stato contento, se la nobiltà di Biancifiore avesse saputa, ma per quello dolente vivea, ben che con disiderio attendesse il figliuolo: e ancora, con tutto che Florio suscetta avesse di lei graziosa prole, gli andavano per lo iniquo cuore pensieri di nuocerle. Andarono adunque i mandati al vecchio re, e lui d’età pieno trovarono salito sopra un’alta torre del suo real palagio; e sopra quella stando, rimirava i circunstanti paesi, acciò che di lontano potesse conoscere la venuta del suo figliuolo. A cui i mandati ambasciadori lietamente di quello la venuta nunziarono, aggiungendo, come loro fu imposto, che con ciò fosse cosa che egli la verace credenza battezzandosi avesse presa, che similemente a lui dovesse piacere di pigliarla nel suo venire, se non, che mai nella sua presenza non tornerebbe. Le quali cose udendo il re, prima della sua venuta allegrissimo, come l’altre cose ascoltò, così divenne turbato, e con grandissimo romore alzando la grave testa disse: O misera la vita mia, perché figliuolo mai d’avere disiderai niuno? Avanti che io l’avessi, chi fu più di me felice, ben che io il contrario mi reputassi, tenendo che alla mia felicità niuna cosa se non figliuoli mancasse, e sanza