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PARTE QUINTA | 187 |
LII.
E’ gli parve che il cor gli si schiantasse
Poi veduta ebbe la porta serrata
E le finestre; e tanto di sè ’l trasse
La passïon novellamente nata,
Ch’el non sapea se stesse o se andasse;
E nella faccia sua tutta cambiata
N’averia dato segno manifesto,
A chi l’avesse riguardato presto.
LIII.
Con Pandar poi come potea doglioso
Della sua nuova angoscia ragionava;
Poi dicea: lasso, quanto luminoso
Era il luogo e piacevol, quando stava
In te quella beltà, che ’l mio riposo
Dentro dagli occhi suoi tutto portava;
Or se’ rimaso oscuro senza lei,
Nè so se mai riaver la ti dei.
LIV.
Quindi sen gì per Troia cavalcando,
E ciascun luogo gliel tornava a mente;
De’ quai con seco giva ragionando:
Quivi rider la vidi lietamente;
Quivi la vidi verso me guardando:
Quivi mi salutò benignamente;
Quivi far festa e quivi star pensosa,
Quivi la vidi a’ miei sospir pietosa.