Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/130

Da Wikisource.
110 COMENTO DEL BOCCACCI

rata, e vinta, e in inferno; laonde il diavolo, per invidia della gloriosa vita promessa all’umana generazione, la trasse, e menolla nel mondo, acciocchè per la sua opera, l’anime create ad esser beate fossero laggiù traboccate, onde ella era stata menata. E di questo seguita che poichè per lo impedimento de’ vizii, quella via più propinqua di salire a Dio gli era tolta, che a lui conveniva, e a ciascun convenirsi che vuole uscire della via del peccato, e a Dio ritornarsi, seguire la ragione dimostratrice della verità, a vedere que’ luoghi che nel testo si leggono. Intorno alla qual cosa è da sapere, non essere senza misterio, volendo uscire dello stato della miseria, e ritornare nella grazia, tenere il cammino che la ragion dimostra all’autore convenirsi tenere: e la ragione può esser questa. Opportuno è a ciascuno, il quale vuol fare quello che detto è, primieramente conoscere le colpe sue; alle quali conosciute, e veduto come dalla giustizia di Dio siano quelle colpe punite, non è dubbio seguire nell’anima ben disposta il timor di Dio, il quale è principio della sapienza, come il Salmista ne dice: e questo timore di Dio, incontanente fa seguire nelle nostre menti contrizione e pentimento delle cose non ben fatte: dalla quale, secondochè la censura ecclesiastica ne dimostra, si viene alla confessione, e da quella alla satisfazione; dopo la quale si saglie alla gloria, come possiamo ordinatamente comprendere nel cammino che il nostro autore tiene seguire. E tutte queste cose, insino al salire alla gloria, ne può la nostra ragion dimostrare; perciocchè tutti sono atti civili e morali, e reduttibili