Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/275

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SOPRA DANTE 255

lo, e può l’un titolo è l’altro avere, percioccliè d’alcuna altra cosa non parla, che di suoi innamoramenti, e di sue lascivie, usate con una giovane amata da lui, la quale egli nomina Corinna. E puossi dire similmente Sine titulo, perciocchè d’alcuna materia continuata, dalla quale si possa intitolare, non favella; ma alquanti versi d’una, e alquanti d’un’altra, e così possiam dir di pezzi, dicendo procede. Compose ancora un libro, il quale egli intitolò De Fastis, et Nefastis, cioè de’ dì ne’ quali era lecito di fare alcuna cosa, e di quelli che lecito non era; narrando in quello le feste e’ dì solenni degl’iddii de’ Romani, ed in che tempo e giorno vengano, i come appo noi fanno i nostri calendarii: e questo libro è partito in sei libri, ne’ quali tratta di sei mesi: e per questo appare non esser compiuto, o che più non ne facesse, o che perduti sien gli altri. Fece oltre a questo un libro, il quale è partito in tre, e chiamasi de Arte amandi, dove egli insegna a’ giovani ed alle fanciulle amare. E oltre a questo ne fece un altro, il quale intitolò de Remedio, dove egli s’ingegna d’insegnare disamorare. E fece più altri piccioli libretti, li quali tutti sono in versi elegiati, nel quale stilo egli valse più che alcuno altro poeta. Ultimamente compose il suo maggior volume in versi esametri, e questo distinse in quindici libri; e secondochè esso medesimo scrive nel libro de Tristibus, convenendogli di Roma andare in esilio, non ebbe spazio d’emendarlo. Appresso, qual che la cagione si fosse, venuto in indegnazione d’Ottaviano, per comandamento di lui ne gli convenne, ogni sua