Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/318

Da Wikisource.
298 COMENTO DEL BOCCACCI

nelle meditazioni perseverante, che A. Gellio scrive nel libro II. Noctium Atticarum, lui essere usato di stare dal cominciamento d’un dì, infino al principio del seguente, in piede senza mutarsi poco o molto col corpo, e senza volgere gli occhi o ’l viso dal luogo al quale nel principio della meditazione gli poneva. Fu costui di maravigliosa e laudevole umiltà, perciocchè quantunque in iscienza continuamente divenisse maggiore, tanto minore nel suo parlare si faceva: e da lui, secondochè Girolamo scrive nella XXXV. sua pistola, e oltre a ciò nel proemio della Bibbia, nacque quel proverbio, il quale poi per molti s’è detto, cioè, hoc scio, quod nescio. E oltre a questo, essendo tanto e sì venerabile filosofo, non solamente in parole ma in opera la sua umiltà dimostrò. Esso tra l’altre volte, secondochè negli studii è usanza, facendo la colletta degli uditori suoi, e essi tutti dandogli volentieri, non solamente il debito, secondo l’uso, ma ancora più; Eschilo poverissimo giovane ma d’alto ingegno, lasciò andare ogn’uomo a pagar questo debito, e non andandone più alcuno, esso levatosi andò alla cattedra di Socrate e disse: maestro, io non ho al mondo cosa alcuna che ti dare per questo debito, se non me medesimo, e io me ti do; e ricordoti che io ti do più che dato non t’ha alcuno altro che qui sia; perciocchè non ce n’è alcuno che tanto donato t’abbia, che alcuna cosa rimasa non gli sia, ma a me, che me t’ho dato, cosa alcuna non è rimasa, Al quale Socrate umilemente rispose: Eschilo, il tuo dono m’è molto più caro che alcuno altro che da costoro mi sia stato dato, e la ragione è questa.