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112 | COMENTO DEL BOCCACCI |
vendo la pioggia, a passi lenti, forse per lo ragionare, o per lo luogo che non pativa che molto prestamente vi si potesse andare per uom vivo,
Toccando un poco la vita futura,
cioè ragionando della futura vita: e questo mostra fosse intorno alla resurrezione de’ corpi, sì per le parole passate, e sì ancora per quello che appare nel dubbio mosso dall’autore. Perch’io dissi: Maestro, continuandomi a quello che della futura vita ragionavamo, esti tormenti, i quali io veggio in queste anime dannate,
Cresceranno ei dopo la gran sentenza,
data da Dio nell’ultimo e universal giudici, O fien minori, che al presente sieno, o saran sì cocenti? come sono al presente. Ed egli a me, supple rispose: ritorna a tua scienza, alla filosofia,
Che vuol quanto la cosa e più perfetta,
Più senta il bene, e così la doglienza.
E questo ci è tutto il dì manifesto, perciocchè noi veggiamo in un giovane sano e ben disposto parergli le buone cose piacevoli e saporite, dove ad uno infermo, nel quale è molta meno perfezion che nel sano, parranno amare e spiacevoli: vedrem similmente un giovane sano con gravissima doglia sentire ogni piccola puntura, dove un gravemente malato, appena sente le tagliature e gl’incendii molte volte fattigli nella persona: e così adunque, siccome seguita, dobbiam credere dovere avvenire a’ dannati, quando i corpi avranno riavuti, inquanto avrà il tormento in che farsi più sentire. Tutto, cioè avvegna che questa gente maladetta, cioè i dannati, In vera per-