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190 COMENTO DEL BOCCACCI

questi cotali la lor miseria col dire, noi siamo solenni guardatori del nostro, acciocchè alcuno bisogno non ne costringa a domandar l’altrui, o a fare altra cosa che più disonesta fosse che l’avere ben guardato il suo. E di questi cotali sono alcuni più da riprendere che alcuni altri, siccome noi veggiamo spesse volte avvenire, che alcuno per eredità diverrà abbondante, senza avere in ciò alcuna fatica durata; e nondimeno sarà più tenace, che se per sua industria o procaccio ricco divenuto fosse; il che oltre al vizio, pare una cosa mirabile, perciocchè in loro non dovrebbe avvenire quello che in coloro avviene, i quali con suo grandissimo affanno hanno ragunato quello che essi poi con sollecitudine guardano; e ciascuno naturalmente, secondochè dice Aristotile, ama le sue opere più che l’altrui, come i padri i figliuoli, e i poeti i versi loro, E di questi medesimi si posson dire essere i cherici, ne’ quali è questo peccato tanto più vituperevole, quanto con men difficultà l’ampissime entrate posseggono, non di loro patrimonio, non di loro acquisto pervenute loro: e oltre a ciò con men ragion le ritengono, perciocchè i loro esercizii debbono essere intorno alle cose divine, all’opere della misericordia, e di ciascuna altra pietosa cosa; deono stare in orazione, digiunare, sobriamente vivere, e dar di sè buono esempio agli altri in disprezzare le cose temporali e il mondo, e seguire con povertà le vestigie di Cristo, acciocchè bene adoperando, appaiano le loro opere essere conformi alla dottrina: le quali cose come essi le fanno Iddio il vede. È appres-