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208 COMENTO DEL BOCCACCI

cio talvolta molto impedita, dal quale impedimento seguita la debolezza e il diminuimento delle virtù vitali; e così, mentrechè l’iracundo con tutto il suo desiderio sta inteso a doversi dell’ingiuria ricevuta vendicare, offende più sè medesimo che ’l nemico. E così ancora per i piedi dobbiamo intender le affezioni di qualunque persona; perciocchè siccome i piedi portano il corpo, così l’affezioni menano l’animo e sono guida di quello: e perciocchè l’affezioni dell’iracondo sono pronte, e inchinevoli a dovere nuocere a colui o a coloro contro a’quali è adirato, dice qui l’autore gl’iracundi co’piedi offendersi. Il troncarsi coi denti le carni, e levarsele con essi a pezzo a pezzo, è efficacissima dimostrazione di quanta forza sia l’impeto di questo vizio, poichè non solamente offusca l’intelletto e la ragione nell’adirato, ma ancora il priva del senso corporale. Il che se non fosse, basterebbe all’adirato l’aversi morso una sol volta; perciocchè il dolore ricevuto di quella, il farebbe rimanere di più volte mordersi; dove noi possiamo avere udito e veduto essere stati alcuni di tanta e sì furiosa ira accesi, che in sè medesimi, non potendo quel che desiderano, come cani rabbiosi rivoltisi, co’ denti troncarsi le proprie carni delle mani e delle braccia, e poi sputarle: e questo medesimo ancora sono stati di quegli, che avendone il destre, hanno adoperato nelle persone state odiate da loro: siccome ne scrive Stazio nel suo Tebaidos di Tideo amico di Polinice, il quale sentendosi essere stato fedito a morte da uno chiamato Menalippo, con furia domandò d’averlo, e ultimamente non senza gran zuffa e morte di molti,