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212 COMENTO DEL BOCCACCI

molte parti, e presto e aperto loro, quello il verno troverebbono in poche, e serrato: avvedendosi ancora, che se così nell’abbondanza della state fatto non avessono, o non facessono, convenirle di verno morir di fame. La qual cosa sanamente riguardata, non dubito che a ciascuno non prestasse utile dimostrazione contro all’oziosità, e contro al porre indugio alle cose opportune, e a dovere quanto è per lo corpo si adoperare nella nostra fervida età, cioè nella giovanezza, che poi vegnendo nella fredda e impotente vecchiezza, si potesse senza vergogna e senza stento aspettar l’ultimo giorno, quando a Dio piacesse mandarlo: e oltre a ciò per la futura vita sì, mentre prestato n’è nella presente vita, adoperare, che vegnendo il freddo della morte, noi possiamo avere lieto e glorioso luogo intra’ beati, e non esser gittati nella morte perpetua dell’inferno, dove sarà pianto e stridor di denti. Ma perciocchè l’addormentato intelletto di molti, nè per disciplina, nè per sollecitudine, nè per utili esempli non si può destare nè inducere ad alcuni stimoli a volere la fatica, la solerzia, il discreto esemplo del piccolo animale non che imitare ma pur riguardare, avviene spesso, che questi cotali in questa vita vengono in estrema miseria, e nell’altra tuffati bollono nella palude di Stige, come nel presente canto ne descrive l’autore. E acciocchè più chiaramente si comprenda che vizio questo sia, e per conseguente meglio ce ne sappiamo guardare, e oltre a ciò più leggiermente vedere quello che voglia l’autor sentire per la pena loro attribuita dalla divina giustizia, dico, che l’accidia, se-