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246 COMENTO DEL BOCCACCI

Sovr’essa vedestù la scritta morta, (cioè)
Per me si va nella città dolente ec.

la qual chiama scritta morta, perciocchè ha a significare a quegli che per essa entrano eterna morte: ed evvi oltre a questa, la porta di Dite, infino alla quale Cristo non discese, perciocchè si crede, che nel primo cerchio dell’inferno, cioè nel limbo, erano quegli i quali Cristo ne trasse, e poi seguita: E già di qua da lei, cioè da quella prima porta, la qual senza serrame ancor si trova, discende l’erta, erta è a chi volesse tornare in suso, ma discendendo, come far conviene a chi dalla prima porta vuol venire a quella di Dite, si dee dir china: ma come spesse volte fa l’autore, usa un vocabolo per un altro, Passando per li cerchi, dell’inferno, senza scorta, cioè senza guida, siccome colui che bisogno alcuno non ha, avendo seco la divina sapienza, alla quale ogni cosa è manifesta,

Tal, che per lui ne fia la terra aperta,

di tanta potenza sarà, siccome appresso appare, dove dice l’autore, che toccata la porta di quella solamente con una verga l’aperse.


ALLEGORIE DELL’OTTAVO CAPITOLO


Io dico seguitando, ch’assai prima ec.

Nel presente canto non è alcuna ordinaria allegoria come ne’ passati, perciocchè non ci si descrive