Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/265

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SOPRA DANTE 261

Mi volse, in dietro, e non si tenne, cioè non si affidò, alle mie mani, che io con esse ben mi chiudessi,

Che con le sue ancor non mi chiudessi,

acciocchè io per niuna cagione potessi vedere il Gorgone, Puossi per le prescritte parole comprendere che il Gorgone si mostrasse, dove che si mostrasse, o vero che Virgilio suspicasse non si mostrasse, essendo stato dalle furie chiamato, e perciò avere così chiuso il viso all’autore; e se si mostrò, che egli insieme con le tre furie subitamente sparisse, sentendo venire quello che appresso si scrive che venne.

O voi ch’avete gl’intelletti sani,

apostrofa qui l’autore, e lasciata la principal materia, interpone parlando a coloro i quali hanno discrezione e senno, e dice loro, Mirate alla dottrina, che s’asconde

Sotto ’l velame degli versi strani,

la quale per certo è grande e utile; e dove il senso allegorico si racconterà di questo canto, apparirà manifestamente. E fanno queste parole dirittamente contro ad alcuni, i quali non intendendo le cose nascose sotto il velame di questi versi, non vogliono che l’autore abbia alcuna altra cosa intesa, se non quello che semplicemente suona il senso litterale: i quali per queste parole possono manifestamente comprendere, l’autore avere inteso altro che quello che per la corteccia si comprende: e chiama l’autore questi suoi versi strani, in quanto mai per alcuno davanti a lui non era stata composta alcuna fizione sotto versi volgari, ma sempre sotto litterali, e però paiono strani,