Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/279

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SOPRA DANTE 275

alcune d’esse alcune scritture secondo il costume antico, credo a dimostrazione di chi dentro v’era seppellito. Di queste dicono i paesani una lor favola, affermando in quel luogo essere già stata una gran battaglia tra Guglielmo d’Oringa e sua gente d’una parte, o vero d’altro prìncipe cristiano, e barbari infedeli venuti d’Affrica, ed essere stati uccisi molli cristiani in essa; e che poi la notte seguente, per divino miracolo essere state quivi quelle arche recate per sepoltura de’ cristiani, e così la mattina vegnente tutti i cristiani morti essere stati seppelliti in esse. La qual cosa, quantunque possa essere stata, cioè che l’arche quivi per i morti cristiani recate fossero, io nol credo; bene essere a Dio possibile ciò che gli piace, e che forse quivi fosse una battaglia, e che i cristiani morti fossero seppelliti in quelle arche: ma io credo che quelle arche fossero molto tempo davanti fatte da’ paesani per loro sepolture, come in assai parti del mondo se ne trovano; e quello che di queste credo, quel medesimo credo di quelle che si dice sono a Pola. Dice adunque l’autore, continuandosi al primo detto, che come ad Arli e a Pola la moltitudine delle sepolture fanno il luogo varo,

Così facevan quivi d’ogni parte,

cioè a destra e a sinistra, Salvo, cioè eccetto, che ’l modo v’era più amaro, qui, che ad Arli o a Pola; e poi descrive come più amaro v’era il modo dicendo: Che tra gli avelli, cioè tra le sepolture le quali quivi erano, chiamate in fiorentin volgare avelli; e credo vegna questo vocabolo da evello evellis, perciocchè la terra s’evelle del luogo dove l’uom