Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/42

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38 COMENTO DEL BOCCACCI

altro esemplo a tanta operazione che i versi d’Omero, e la fama universale che della bellezza di costei correa, aggiunse a questi due un esemplo assai discreto; perciocchè primieramente si fece mostrare tutti i be’ fanciulli di Crotone, e poi le belle fanciulle, e di tutti questi elesse cinque, e delle bellezze de’ visi loro, e della statura e abitudine de’ corpi, aiutato da’ versi d’Omero, formò nella mente sua una vergine di perfetta bellezza, e quella, quanto l’arte potè seguir l’ingegno, dipinse; lasciandola siccome celestial simulacro alla posterità per vera effigie d’Elena. Nel quale artificio forse si potè abbattere l’industrioso maestro alle lineature del viso, al colore e alla statura del corpo: ma come possiam noi credere, che il pennello e lo scarpello possano effigiare la letizia degli occhi, la piacevolezza di tutto il viso, e l’affabilità e il celeste riso, e i movimenti varii della faccia, e la decenza delle parole, e la qualità degli atti? Il che adoperare è solamente oficio della natura. E perciocchè queste cose erano in lei esquisite, nè vedeano i poeti a ciò poter bastare la penna loro, la fìnsero figliuola di Giove, acciocchè per questa divinità ne desser cagione di meditare qual dovesse essere il fulgore degli occhi suoi, quale il candore del mirabile viso, quanta e quale la volatile e aurea chioma, da questa parte e da quella con vezzosi cincinnuli sopra li candidi omeri ricadente; quanta fosse la soavità della dolce e sonora voce, e ancora certi atti della bocca vermiglia, e della splendida fronte, e della gola d’avorio, e le delizie del virginal petto, con le altre parti nascose da’ vestimenti. Da questa tanto