Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/66

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58 COMENTO DEL BOCCACCI

neti, i quali di quel cerchio movendosi non escono, prendon vita tutte le cose mortali; ed è questo cerchio, non al diritto del cielo ma alla schisa, in quanto egli si leva dal cerchio chiamato equante, il quale divide egualmente il cielo in due parti verso il polo artico ventitrè gradi e un minuto, e altrettanto dalla parte opposita declina verso il polo antartico: e questo cerchio divisero gli antichi in dodici parti eguali, le quali chiamaron segni; perciocchè in essi spazii figurarono con la immaginazione certi segni o figure, contenuti e distinti da certe stelle da lor conosciute in quel luogo, e quegli nominarono e conformarono a quegli effetti, a’ quali più inchinevole quella parte del cielo a producere qua giù tra noi cognobbono; e il primiero nominarono ariete, e il secondo tauro, e il terzo gemini, e così susseguentemente infino al dodicesimo, il quale nominaron pesci È il vero che essi gli descrissero al contrario del movimento del cielo ottavo; e questo fecero, perciocchè come il cielo ottavo con tutti gli altri cieli insieme si muove naturalmente da levante a ponente, così quegli segni, o l’ordine di quegli procede da ponente a levante; perciocchè per esso cerchio, nel quale i predetti segni sono descritti, fanno lor corso tutti e sette i pianeti, e naturalmente vanno da ponente a levante: per la qual cosa segue, che essendo il sole nel segno d’ariete, e surgendo dall’emisperio inferiore al superiore, si leverà prima di lui il segno de’ pesci, e in esso sarà l’aurora: e così vuol qui l’autore dimostrare per i pesci, i quali dice che guizzano, cioè urgono su per l’orizzonte orientale, dimostrare la