Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/98

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90 COMENTO DEL BOCCACCI

già quello avere assai, avanti ogni altra cosa tutti i parenti de’ fratelli suoi minori, e poi loro, fece tagliare a pezzi, per levarsi ogni sospetto d’alcuno che al regno potesse aver l’animo con titolo alcuno: e levatisi questi d’avanti, quasi sicuro si diede tutto all’ozio, per lo quale divenuto corpulento e grasso, e ancora in gravissima infermità degli occhi, intanto che nè sole, nè polvere, nè alcuna luce poteva sofferire, estimò per questo essere da’ suoi avuto in dispregio; e perciò, non come il padre aveva già fatto, cioè di mettere in prigione quegli di cui sospettava, ma uccidendo e facendo uccidere or questi or quegli altri, tutta la città riempiè d’uccisioni e di sangue. Per la qual cosa avendo i Siracusani diliberato di muovergli guerra, lungamente stette intra due, se egli dovesse piuttosto, o por giù. la signoria, o resistere con guerra a’ Siracusani: ma ultimamente fu costretto dalla sua gente d’arme, sperante d’arricchire della preda e della ruberia della città, di prender la guerra e di discendere alla battaglia: nella quale essendo stato vinto, e avendo infelicemente un’altra volta tentata la fortuna della battaglia: mandò ambasciadori a’ Siracusani, promettendo che esso diporrebbe la signoria, se essi gli mandassero uomini con i quali esso potesse trattare le convenzioni della pace: e avendo i Siracusani mandatigli a questo fare de’ migliori della città, esso ritenutigli in prigione, non prendendosi di ciò guardia i Siracusani, mandò subitamente la gente sua a guastare e a rubar la città: per la qual cosa i cittadini difendendosi per tutto, e vincendo la moltitudine dei