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116 | LA TESEIDE |
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Mentre in tal guisa favellava Arcita,
Palemon sempre lagrimava forte,
Dicendo: tristo, lassa la mia vita
Perchè non mi confonde tosto morte?
Acciocchè prima della tua partita
Fosse finita la mia trista sorte:
Chè senza te in doglioso tormento
Rimango, lasso, tristo ed iscontento.
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Ma s’ tu se’ savio siccome tu suoli,
Dei di fortuna assai bene sperare,
Ed alquanto mancar delli tuo’ duoli,
Pensando che puoi molto adoperare,
Libero come se’ di quel che vuoli;
Là dove a me conviene ozioso stare:
Tu vederai andando molte cose
Che alleggieranno tue pene noiose.
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Ma io, che sol rimango, a poco a poco
Verrò mancando come cera ardente;
E benchè tal fiata mi dia gioco
Il riguardare il bel viso piacente,
Tutto mi fia un accendere più foco,
Come a me più non dimora presente:
Ond’io non so omai quel ch’io mi faccia,
E par che ’l core in corpo mi si sfaccia.