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180 | LA TESEIDE |
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E se licito m’è ch’io sappia ancora
Chi sia la donna vi prego il diciate:
Sospirò Palemone, e disse allora
Come le cose tutte erano andate:
E ciò Teseo vie più che l’altre accora
Che prima gli erano state contate,
E disse: Amor v’ha dato grande ardire,
Poi non curate per lui il morire.
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A cui Palemon disse: alto signore,
Saputo hai ciò che vuogli interamente:
Ed a contarlo m’ha dato valore
Desiderio di morte certamente,
La qual mi finirà l’aspro dolore
Che sempre offende la mia trista mente;
Ed io che son di tua prigion fuggito
Ho d’esser morto molto ben servito.
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Allor Teseo: non piaccia a Dio che sia
Ciò che dimandi, benchè meritato
L’aggiate per la vostra gran follia:
Che l’un contra ’l mandato è ritornato,
E l’altro ha rotto la mia prigionia:
Sì ch’io non ne saria mai biasimato
Se lo facessi, nè faria fallanza,
Ma serverei l’antica e buona usanza.