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LIBRO SETTIMO | 243 |
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Perchè ne’ templi armati i due amanti
Li lor compagni quivi convocaro,
Ed i fatti futuri tutti quanti,
Dico del giorno, fra loro ordinaro,
E qua’ fosser didietro e qua’ davanti
Alla battaglia ancora stanzïaro:
Poscia con loro armati se n’usciro
De’ templi, e ’nverso Teseo se ne giro.
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Il gran Teseo dagli alti sonni tolto,
Ancor le ricche camere tenea
Del suo palagio, in la cui corte molto
Di popol cittadin vi si vedea,
Il qual vi s’era per veder raccolto,
Che modo per li due vi si tenea
Di ciò che e’ doveano il giorno fare,
Per Emilia la bella conquistare.
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Quivi destrier grandissimi vediensi
Con selle ricche d’ariento e d’oro,
E spumanti li lor freni rodiensi,
Tenuti da chi guardia avie di loro;
Ringhiar ed anitrir spesso sentiensi,
Qual per amor, qual per odio tra loro;
E l’uno in qua e l’altro in là n’andava,
Di tali a piè, ed alcun cavalcava.