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268 LA TESEIDE


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Gli Laertin maravigliosa prova
     Mostrar di sè con Filoduce insieme
     In riscuotere Ulisse; ma non giova,
     Ciascun quantunque può sopra lor prem[e]Fonte/commento: Milano, 1964
     Certo egli era a veder cosa nuova
     Ciò che facea Learco ed Idrasteme
     Per lui riavere; ma Attaman Pisano
     Gli fece faticar del tutto in vano.

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Col quale insieme era il buon Argileo
     Dell’ardir del fratel tutto focoso,
     E ’l buon Toas col suo fratel Cuneo,
     Ciascun nell’arme forte e poderoso;
     De’ quali ognun tanto per forza feo,
     Che indietro ognuno si tornò iroso
     Di que’ d’Ulisse, ed essi della spessa
     Turba lui trasser non con poca pressa.

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Quivi trattegli l’arme, a riguardare
     Che fesser gli altri il mandaro a sedere.
     Fe’ dunque il dì assai di sè parlare
     Polluce, e fece assai chiaro sapere
     Che se e’ non l’avesse fatto andare
     Giove sì tosto il cielo a possedere,
     Che egli avrebbe per Elena a Troia
     Al grand’Ettor donata molta noia.