Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/295

Da Wikisource.

LIBRO OTTAVO 277


50


E Telamon, che nel vide portare,
     L’aveva richiamato più fïate,
     Credendol far gridando ritornare,
     Ma non eran le sue voci ascoltate
     Da lui, che non sapea dove s’andare,
     Sì le sue posse s’eran dileguate
     Pel ricevuto colpo duro e forte,
     Che forse ad altri avria data la morte.

51


Ammeto sopra Foleone ardito
     Del buon Sicheo seguitò la schiera,
     Con un baston d’acciaio chiaro e forbito
     Si fe’ conoscer qual nell’arme egli era;
     E ’l buon Apollo ben l’aveva udito,
     Quando gli porse l’umile preghiera:
     Perchè fra tutti aspramente correndo,
     Si fe’ far luogo col baston ferendo.

52


Esso ferìo d’Amintor Fenice,
     E l’abbattè, e l’ardito Linceo,
     E dopo lui Eurizio infelice,
     E dopo essi il dolente Pelopeo:
     E se ciò che l’antica fama dice
     È vero, Ditestio ferì e ’l buon Tideo:
     E ta’ cose facea, che ammirazione
     A chi ’l vedeva dava con ragione.