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354 | LA TESEIDE |
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A cui rispose Arcita: bella amica,
Prendi conforto, e del mio trapassare
Non prender nel tuo animo fatica,
Ma per amor di me di confortare
Ti piaccia: se giammai cosa ch’io dica
Intendi nel futuro d’operare,
I’ ho trovato, a tua consolazione,
Modo assai degno e con giusta ragione.
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Palemon caro e stretto mio parente
Non men di me t’ha lungamente amata,
E per lo suo valor veracemente
È più degno di me che isposata
Li sii, e questo vede tutta gente:
Chè posto che vittoria a me donata
Fosse l’altr’ier, non fu già dirittura,
Ma solo fu la sua disavventura.
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Di che gl’iddii errarono, e per certo
Credetter lui atare, e me ataro;
Ma poi che ’l loro error fu discoperto,
Ciò che avien fatto indietro ritornaro,
E me recaron a sì fatto merto,
Qual ora piango con dolore amaro,
Acciocchè tu ti rimanessi ad esso,
Com’essi avien diliberato espresso.