Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/255

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epistola 85

Scrissi adunque, usando la libertà mia, separato dall’altrui potenza; perocchè fanciullesca cosa è toccare il barile delle pecchie, e non aspettare nel viso le punture di tutto lo sciame. Certo per uno piccolo toccare d’uno ardente bronco innumerabili faville si levano. Guardisi, e tu ti guarda che tu non mi commuova in invettive, che tu vedrai ch’io vaglio in quella arte più che tu non pensi. Tu mi lavasti con l’acque fredde; io rasi te non com’io dovea col coltello dentato; ma quello che non è fatto si farà poi, se non starai cheto. Dio ti guardi. In Vinegia. Adì 28 di Giugno, mccclxiii.


EPISTOLA

A MESSER CINO DA PISTOIA


ECCELLENTISSIMO DOTTORE DI LEGGI



Avrei con animo più quieto ascoltato assai meglio, o procettore e padre mio amatissimo, la gravità dell’amorevole ed in un medesimo tempo severo consiglio che vi è piaciuto darmi, se io m’avessi dato a credere che il suono delle parole vostre si fosse conformato col maturo discorso del core; il quale troppo bene so io, e voi ne fate fede altrui, ch’egli non forma gli accenti della bocca vostra coll’intrinseco