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RAGGUAGLIO XXIX

Cornelio Tacito viene eletto prencipe di Lesbo ; dove essendo andato, vi fece infelicissima riuscita.

Due mesi sono passò all’altra vita il prencipe di Lesbo, onde gli elettori di quello stato, che, come è noto ad ognuno, ubbidisce a signor elettivo, mandarono ambasciadori alla maestá di Apollo, supplicandolo a degnarsi di nominar loro alcun soggetto meritevole di tanto grado, che volentieri l’averebbono eletto per lor signore. Molti letterati di grandissimi meriti furono proposti da Apollo; ma parve agli ambasciadori che, cosi come Cornelio Tacito per fama grande di esser mirabil politico prevalesse ad ogni altro, cosi ancora meritasse di esser anteposto a tutti. Ma prima che nel negozio si passasse piú oltre, furono a visitarlo, e li dimandarono, quando l’avessero eletto lor prencipe, con quai termini di prudenza gli averebbe governati. Agli ambasciadori molto ampollosamente di se stesso parlando, rispose Tacito che qual egli si fosse nella scienza di ben saper governare gli stati, era noto ad ognuno; poiché tal era la stima che il mondo tutto faceva degli scritti suoi, che con molta veritá li parea di poter darsi vanto che con le sole regole della sua politica dai moderni prencipi fosse governato l’universo : e che altrui avendo egli insegnata la vera pratica della piú sopraffina ragion di stato, ben anco potevano credere che molto meglio di qualsivoglia nello stato proprio l’avrebbe saputa porre in atto pratico : e che se bene in quella occasione li sarebbe dato l’animo di fare all’ improviso nella lor presenza un compitissimo discorso sopra il modo che da un prencipe si dovea tenere per ben governare un imperio elettivo, che nondimeno, per far conoscer loro ch’egli con molta ragione da’ piú intepidenti politici era chiamato il vero maestro dell’arte, in due sole parole voleva ristringer la soddisfazione tutta che nel suo governo intendeva dar loro. Ed era che in quelle azioni che avesse conosciuto essere state di contento