Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/202

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forza di violente necessitá, in modo che altri salvi la riputazione e la vita, non era azione da uomini dozzinali’ e che per fuggir di far naufragio in scoglio di tanto pericolo, dagli uomini saggi altrui questo solo rimedio era insegnato: in ogni sua azione talmente viver sempre onorato, e cosi ambizioso mostrarsi sempre del buon servigio del suo prencipe, e tanto pubblicamente far ostentazione di esser avido di conseguir tutta la buona grazia di lui, che queste buone parti, queste onorate qualitadi spaventino qualsivoglia a conferir con alcuno negozi tanto scelerati. Ma che questo precetto, ancor che grandemente fosse stato osservato da lui, che non però punto gli aveva giovato: e ch’egli non sapeva con qual sua azione disonorata, con qual suo vizio di avarizia e con qual indizio di animo inchinato a commetter sceleratezze avesse dato ardire ai prencipi congiurati contro Cesare a fargli conferir dal Morone cosa tanto lontana dal suo genio, tanto contraria alla sua natura. Ch’egli non niegava, dopo la nobilissima vittoria di Pavia nella quale ebbe quella parte che per relazione di monsignor suo Paolo Giovio sapeva il mondo, come, mal riconosciuto e poco premiato, non rimanesse disgustato di Cesare; ma che non gli pareva che simil accidente appresso prencipi tanto saggi avesse dovuto essere stimato sufficiente per cercar la sua ribellione. Perché, se il suo disgusto nasceva dal rammarico ch’egli aveva di non possedere appresso il suo signore quel luogo di grazia che stimava doversi alla sua fede, ben essi dovevano considerare che, scoprendo egli la congiura, in mano gli avevano dato la preziosa moneta, con la quale molto commodamente quel rimanente della buona grazia appresso l’imperatore poteva comprarsi che conosceva mancargli, per ottener poi da lui la suprema dignitá del generalato e il nobilissimo governo,da lui tanto ambito, del ducato di Milano, ch’ebbe poi. Che ad uomo che vera professione faceva di onorato soldato, affronto alcuno piú vergognoso non poteva esser fatto che ricercarlo di cose vituperose; perché colui, che con alcuno veniva ad atto tale, chiaramente mostrava di averlo in concetto di uomo inchinato a commetter sceleratezze. Che questa tanto segnalata ingiuria fattagli dal Morone, impedito dal buon servigio del suo