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RAGGUAGLIO LIX

Il nipote del prencipe de’ Laconici, dopo la morte di suo zio dovendo ritornar alla fortuna privata, poca virtú di animo ben composto mostra nel far cosi pericoloso passaggio.

Il nipote del prencipe de’ Laconici, il quale, mentre suo zio di gloriosa memoria visse, con straordinaria autoritá governò quello Stato, per l’elezione che li mesi passati segui del nuovo prencipe, due giorni sono dovea ritornar alla vita privata. E, percioché il divider da un uomo, che per qualche tempo abbia gustata la dolcezza del regnare, la dominazione, cosa molto piú è spaventevole che la separazion dell’anima dal corpo, e altre volte essendo accaduto in Parnaso che in somiglianti signori la soverchia ambizion di dominare di modo ha soffocata la virtú dell’umiltá e quei spiriti vitali della moderazion dell’animo, che viva sostentano la virtú del cuore di un genio ben composto, che con scandalosa renitenza hanno fatto cosi gran passaggio; Apollo, mosso a pietá di casi tanto lugubri, per veder di salvar in quel tremendo punto la riputazion di signori tanto segnalati, molti anni sono institui in Parnaso la caritatevole Compagnia della pietá, nella quale i primi filosofi morali di questo Stato si veggono scritti. La notte dunque che precedette alla mattina nella quale quel prencipe dovea far azione tanto spaventevole, monsignor reverendissimo Francesco Petrarca col suo util libro De remediis utriusque fortunac, il dottissimo Girolamo Cardano con la sua opera De utilitate capienda ex adversis, e il sapientissimo Anneo Seneca, mentissimo prior della Compagnia, con gli scritti preziosi del santissimo Boezio Severino, De consolationephilosophiae, furono a trovar quel prencipe, al quale con longo giro di bellissime parole annunciarono l’orrenda nuova del ritorno che la vegnente mattina far doveva alla vita privata. Avviso per certo dolorosissimo, e il quale con tanta alterazion di animo e commozion di spirito fu udito da lui, che, con strida che assordavano ognu