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RAGGUAGLIO LXX

Diego Covarruvia, dopo aver per tempo brevissimo con molta sua lode esercitato il carico di tesoriere generale di Sua Maestá, entra nella setta stoica.

Due mesi appunto Diego Covarruvia con tanta universal soddisfazione aveva esercitato il carico onoratissimo di tesorier generale d’Apollo, che ognuno chiaramente conobbe quanto bene si consiglino i prencipi, quando alle dignitá supreme promuovono soggetti levati da’ magistrati poco inferiori; quando personaggio di cosi esquisito giudicio, dopo con larga mano tra i suoi piú domestici amici aver dispensate le preciose ricchezze delle sue Varie risoluzioni, all’improviso nelle mani di Sua Maestá rinunciò il tesorierato, e appresso entrò nella setta stoica. Molti principali letterati di questo Stato, svisceratissimi amici di cosi glorioso virtuoso, udita tanta novitá, furono a ritrovar il Covarruvia, e con esso lui amaramente si dolsero che con lasciar carico di tanta dignitá abbandonasse la bellissima occasione, ch’egli aveva per le mani, d’illustrar se stesso e di beneficar tanti suoi amorevoli amici. Appresso poi gli posero in considerazione l’interesse della propria sua riputazione, la quale egli con quella inaspettata risoluzione affatto sepelliva; poiché non solo i maligni e gli emuli, ma i suoi piú amorevoli ancora, e forsi con giusta cagione, avrebbero potuto biasimare quell’azione, come piú cagionata da umor malinconico, da leggerezza d’animo amico delle novitadi, da debolezza di genio inuguale a dignitá di tanti maneggi e incapace di cosi ardui negoci, che da onorato desiderio della vita solitaria, col pretesto della quale egli avesse voluto ricoprir la sua inezia. A queste cose con parlar molto risoluto si è saputo che cosi rispose il Covarruvia: — Amici, la risoluzione, che voi vedete che io ho fatta, non, come credete voi, è nuovo capriccio, ma antica deliberazione, allora conceputa nell’animo mio che le fallacie