Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/270

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accidente tale essendo venuto in chiara cognizione il mestiere dell’ipocrisia, che tra le genti grossolane tanto felicemente vien esercitato, cosa impossibile essere con la sicurezza della propria riputazione praticarlo nelle corti, piene di uomini che, piú difettando nel vizio di saper troppo che nell’imperfezione dell’ignoranza della vera qualitá degl’ingegni degli uomini, non dalle parole, ma dalle altrui opere facevano i loro giudici, (cosa che finalmente chiari Seneca piú diffidi cosa essere il porsi a fabbricar un orologio di ferro senza lime, che tra gl’ingegni grandi darsi a credere di poter esercitar l’ipocrisia senza correr pericolo di esser il primo giorno scoperto per un ghiottone da berlina); ed essendosi anco avveduto che in un uomo grandemente facoltoso e straordinariamente avaro la professione di una affettata bontá arrecava poco credito; per non veder la morte di quei suoi scritti, che cosi lunga e onorata vita gli avevano dato, fece la tanto celebre e santa azione di affatto abbandonar quella strada delle apparenze nella quale si era invecchiato, e incamminarsi per quella buona via dell’essenza, che sola altrui acquista la vera lode della perfetta bontá. Si va mormorando per la corte che questa novitá sia accaduta perché, dagli emoli di Seneca ad Apollo essendo stato detto che, dalla sua tavola avendo quel filosofo levati i piatti d’argento, le vivande nondimento piú laute vi si vedevano che mai, Sua Maestá abbia fatto intendere che la vera riforma fatta dagli uomini buoni non stava posta nel scacciar dalla tavola i piatti di argento e in quelli di terra mangiar poi i buoni capponi grassi, ma nell’usar i piatti di oro e imbandirvi la vaccina; onde Seneca, per cosi acuta puntura grandemente commosso, fece la santa risoluzione di piú lungo tempo non voler esser beffato dalle genti. Di maniera tale, che, per lo suo vitto e vestito solo avendosi riservata certa modesta rendita, le sue grandissime ricchezze di sette milioni e mezzo di facoltá in quattro parti uguali divise, con le quali fondò altrettanti pubblici spedali, che di ricche rendite dotò poi; e volle che in essi con ogni sorte di buona commoditá fossero curate e governate le quattro sorte di pazzi veramente miserabili, de’ quali a maraviglia si vede il mondo pieno. Il primo dunque