Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/106

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RAGGUAGLIO XXIX

Apollo detesta la provvisione, che gli vien raccomandata per ritrovar

denari.

Straordinaria è la penuria del denaro che si trova oggi in questo Stato di Parnaso, poiché non solo la camera e i tesorieri di Apollo, ma grandemente ne patiscono la nobiltá, i mercatanti e gli artigiani ; onde dai procuratori del patrimonio reale di Sua Maestá Apollo e da altri deputati sopra questo negozio l’altro giorno lungo tempo fu discorso sopra il modo che si potrebbe tenere per rimediar a tanto disordine, e unanimemente fu risoluto che anco in Parnaso sarebbe stato bene introdur l’uso mirabile, osservato da molti prencipi in Italia, di vender i pubblici proventi agli uomini privati, pagando a quei che li comprano l’onesta rendita del sei per cento, e che ai particolari fosse lecito dare e ricever denari con la risposta dei frutti di otto per cento, sotto nome di censo. Questo partito, che da quei signori fu approvato per ottimo, come prima fu proposto ad Apollo, come perniciosissimo al pubblico e al privato lo ributtò subito, e disse che in modo alcuno con obbligar le pubbliche rendite del suo Stato non volea dar cosi pernicioso esempio agli altri prencipi e impegnar nella vita loro quelle entrate, che, come le aveano ricevute, cosi le doveano lasciar libere ai loro successori, poiché con tale invenzione non solo si apriva la porta alla ruina degli Stati, ma si spianava la strada alla malignitá di quei prencipi, i quali, per regnar in Stati elettivi, o per non aver, negli ereditari, successori del sangue loro, avrebbero dismembrate quelle pubbliche rendite, che sono i veri arsenali, i sicuri magazzini di arme, che conservano e ingrandiscono i regni; abusi che, essendo stati con soverchia malignitá da molti prencipi introdotti negli Stati loro, aveano in essi cagionato disordini bruttissimi. Disse ancora in questo medesimo proposito Sua Maestá,