Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/115

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diletti e la cara pupilla degli occhi suoi, e che però senza suo grandissimo disgusto non potea aver udito chiedersele licenza di poter scemar quei loro patrimoni, i quali ella in ogni tempo prontissimamente averebbe augmentati con il sangue: ma che per i loro molti meriti eglino appresso lei erano in tal luogo di grazia, che conoscea non esser in poter suo il negar loro cosa che chiedessero, di maniera tale che anco a quel desiderio si sarebbe forzata dar qualche onesta soddisfazione; che però il giorno seguente ritornassero a lei, che averebbe detto loro quello che ella in quel negozio comandava. Con questa risposta si partirono i Grandi, quando Nicolò Perenotto si duolse con la Monarchia spagnuola, perché ella subito non avea conceduta ai Grandi la licenza che domandavano, dovendo ella per i suoi gravi interessi fino andar mendicando le occasioni, che riducono i patrimoni delle famiglie di sospetta grandezza alla povertá. Corre voce per Parnaso che la Monarchia spagnuola, ridendosi del ricordo del Perenotto, cosi gli rispose: — Nicolò, tu insegni il volar ai nibbi: e sappi che con grandissimi sensi ai miei Grandi ho negata quella licenza, che perpetuamente ho bramata che mi chieggano, percioché chi perfettamente vuol ottener quel che desidera, con somma diligenza deve ascondere i fini degli interessi suoi ; precetto tanto vero, che, quando i miei Grandi con la facilitá della grazia che mi hanno domandata avessero scoperto ch’io amo la povertá loro, in tanto si ritirarebbono dalla presente loro prodigalitá, che fino si porrebbono a far l’usura, acciò io non ottenessi l’intento mio di vedere annichilare quella loro grandezza, che molte volte mi fa ombra.