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CENTURIA TERZA - RAGGUAGLIO LVI 163

e disse che sapevano benissimo le angustie di lui e gli stecchi ch’aveva negli occhi, anzi travi grandissime, di Metz, Tul e Verdun, le quali essendogli state promesse dagli Spagnuoli per parte di bottino, s’avesser potuto manometter la Francia, egli pretendeva d’essersi governato con tutti i termini della buona ragione di Stato, avendo gettata l’esca per pigliar il luccio, cosa che l’avrebbe recata altrettanta riputazione, quanto generosamente avrebbe fatto le vendette contro il sangue d’Ugo Capeto, che occupò il regno di Francia ai successori di Carlo Magno, da’ quali egli discendeva.

Non vollero in modo alcuno i signori pretori che fosse fatta la scampanata al duca di Lorena, i quali dissero che piú tosto meritava lode, onde comandórno ch’ella si facesse al duca di Savoia; al palazzo del quale essendo andati, ne furono subito con acerbe minaccie scacciati, e andò quel duca ai pretori e disse se pareva loro cosa degna di quella vergogna della scampanata Tessersi levato dinnanzi gli occhi [lo stecco] di.Saluzzo e Carmagnola e l’aver pretenduto d’aggiunger alla Savoia il Delfinato e la Provenza, che il signor suo suocero aveva promesso loro nel contratto della dote, quando gli diede la figliuola per moglie; e disse che, sebbene le cose avevano avuto infelice fine, però il consiglio e la risoluzione era stata buona e, se riusciva, lo facevano anco signore del ducato di Milano, il quale forse si sarebbe diviso con Veneziani da buoni compagni, poiché nelle cose di Stato possono i prencipi abbassarsi la berretta negli occhi e diventar balestre furlane; e che egli sapeva che l’impedir Teresie de’ Francesi non era suo negozio, ma che bene se n’era vestito ancor egli per aver la medesima liverea del socero.

Conobbero quei signori che sarebbe stato grave errore conceder che si facesse la scampanata a quel signore, che s’era esposto a gravi pericoli per correr buona fortuna, onde dissero a quei sonatori che andassero a casa il duca di Ghisi e gli facessero una buona scampanata, perché se l’aveva meritata. Ubbidirono quei sonatori e, mentre cominciórno ad accordar quei instrumenti tanto sconcertati, si affacciò [il