Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/204

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che inclinati si conoscono all’acquisto della gloria, all’apprensione delle buone lettere, fa bisogno che, come ho fatto io, abbiano cuore di saper abbandonar que’ luoghi vili ove sono nati, i quali per difetto in noi inserito dalla natura soverchiamente amiamo, e che care lor patrie sappiano fare le cittá reali, le metropoli deH’imperi e del 1 i Stati grandi, e quella miraculosa Roma, che ad ogni sorte d’uomini avendo fino proposto dignitá divine, meritamente vien riputata e chiamata da ciascheduno patria comtnune. All’altra parte dell’accusa fattami rispondo che, quando nella corte dei nobilissimi re di Napoli divenuto fui facoltoso e nelle buone lettere piú che mediocremente stimato, anche lá volsi morire, mercé che fermamente ho sempre creduto che gravissimo sia il mancamento di colui che, dalla bassa fortuna in che è nato nella sua patria essendo salito alli gradi in quella che con la generositá dell’animo ha saputo eleggersi, ritiene poi in modo l’amor della patria vile, che non solo sopporti che ella sia stanza de’ suoi figliuoli e degli altri del suo sangue, ma che egli stesso dopo gli acquistati onori torni ad abitarvi, poiché nella grandezza delli nuovi onori e ricchezze al mondo tutto mostra di ritenere l’antica bassezza dell’animo abbietto. A queste cose aggiungo per mia giustificazione, che quegli, il quale nella sua patria a molti essendo inferiore, allora che fuori di essa ha fatto acquisto d’onori e di facoltá tali che alla maggior parte de’ suoi cittadini è divenuto superiore, molto saggiamente pare a me che si consigli, se da lei sa pigliar volontario e perpetuo esilio, mercé che, sebbene egli si mostrasse verso tutti i suoi compatrioti grandemente benefico, liberale e officioso, nondimeno la sua nuova fortuna talmente lo rende odioso agl’invidiosi cittadini e lo fa parer crudel tiranno della sua patria, che non mai si è [ognuno] quietato fintanto che con la fazione, con l’inimicizie e con altre persecuzioni molte volte lui stesso e sempre la sua posteritá in tempo breve non hanno ridotta all’antica bassezza; purtroppo essendo vero il detto di colui che tanto ha saputo: «mortcílibus natura recen tem alíorum felicitatela aegris oculis íntrospicere, modumque for