Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/208

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soggetti per la loro ingratitudine severamente erano puniti, ne’ quali quei che l’avevano esaltati non altra mira, non altro interesse avevano avuto, che la semplice gloria di aver premiata la virtú, il nudo merito del beneficato; ché, quando solo per la speranza di aver piú sicura gratitudine e per l’altri fini poco lodevoli ai supremi gradi degli onori egli avesse esaltati uomini ignoranti, vili e affatto indegni, in questo caso l’ingratitudine che gli veniva usata, ancorché enormissima, era il condegno fragello che dal grand’iddio si è mandato ai suoi pari e il vero castigo che si doveva [all’]aver preposto alla pubblica utilitá i privati capricci e interessi ; e che alle genti affatto ridicolo si mostrava colui che, la sera avendo commessa la schiocchezza di coricarsi con i cani, la mane poi si doleva di essersi levato pieno di pulci. Udita che quel signore ebbe la risposta di Apollo, molto sbigottito e con faccia tinta di rossore disse che, per poter maturamente deliberare quello che gli si conveniva di fare, competente tempo chiedeva a risolversi; il quale cortesemente gli fu dato.

Si presentò poi avanti Sua Maestá il figliuolo del prencipe di Tebe e disse che, mentre suo padre regnò in quello Stato, egli con assolutissima autoritá ne ebbe il governo, e che negli affari piú importanti e nelle cose sue piú famigliari per caro confidente ebbe sempre Antonio Tebaldeo, poeta ferrarese, il quale e di ricchezze e di onorati gradi a’ primi signori di Tebe aveva fatto uguale; e che, dopo la morte di suo zio essendo stato eletto il moderno prencipe, come è solito per l’ordinario di accadere ne’ principati elettivi, si scuopri cosi poco amorevole verso la memoria e il sangue del suo antecessore, che fino dal primo giorno della sua elezione per suoi diffidenti mostrò d’aver i ministri del governo passato; e che l’ingrato Tebaldeo, che di ciò si avvide, solo a fine di mantenersi i gradi e i carichi tutti che dalla liberalitá del prencipe defunto aveva conseguiti, tra la schiera ponendosi dei mal soddisfatti, atrocissimo nemico si era mostrato di colui dal quale sapeva d’aver ricevuti benefici immensi : conseglio scelerato, ma che cosi gli era riuscito felice, che, in tempo