Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/23

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per impotenza, o per negligenza, o per destino de’ prencipi grandi, a’ quali è disgrazia fatale che questi animalacci succhino il sangue vitale.

Questa potentissima principessa dunque essendo comparsa nella sala reale avanti la Maestá di Apollo, da’ suoi ministri si fece sciórre il braccio sinistro e, nudo mostrandolo ad Apollo e a tutto il sacro collegio de’ letterati, parlò in questa guisa: — Sire e padre deile buone lettere, questo ch’ella vede è quel tanto puzzolente cauterio di Fiandra che i Francesi, i Germani, alcuni prencipi italiani, che mi fanno l’amico, e quella sbudellata rinegata oltramarina mi fecero tanti anni sono per lo sospetto che hanno avuto di me. Concedo che li prencipi c’ho nominato avessero giusta gelosia della potenza mia, allora che dopo la morte del re Enrico secondo videro la Francia caduta nella calamitá dei re fanciulli e che io nella minoritá loro cercavo di seminar discordia in quel regno; ora che questi sospetti sono mancati e che (non m’arrossisco dirlo) nella gran contesa c’ho avuta con li Francesi e particolarmente con quello scatenato del prencipe di Bearna fino vi sono stata condennata nelle spese, domando alla Vostra Maestá che cosi fastidioso cauterio si serri, poiché ognuno vede che per la molta copia degli umori che vi sono concorsi egli è divenuto cosi arrabiato canchero, che piaccia a Dio ch’egli termini con la sola rovina mia e che quei, che con fomentare i miei ribelli hanno cercato la mia depressione, non si siano allevato un crudele e velenoso aspide in seno, perché la forma delle republiche di Germania, instituita ancora fra gli Olandesi e Zelandesi, a guisa di contagioso morbo è un giorno per appestare il mondo tutto. Io non passai in Italia per la mia propria ambizione, si che io abbia quell’ardente sete di dominarla tutta, che dicono gli nemici miei. È noto ad ognuno che vi fui chiamata e. a mera forza strascinata dagli stessi prencipi italiani per liberarli dal timor grande ch’aveano della signoria de’ Francesi, ché non vive uomo in Europa che non sappia che negli Stati ch’io posseggo in Italia ogn’anno vi rimetto tanto di capitale, che servono per mia debolezza e per te