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CARTEGGIO

XXXIV

Il P. Angelo Grillo al Boccalini.

Al signor Traiano Boccalini. Venezia.

E che magico alimento mi ha inviato Vostra Signoria nella sua seco?ida Centuria, signor Traiano inio? Non so s’io m’abbia divorata essa, o se essa abbia divorato me: ben so che in’ha contrito e reso famelico in un medesimo tempo, ch’il cibo di un ragguaglio è stato aridissima fame dell’altro. Quelle pellegrine invenzioni e que’graziosi modi d’introdur le materie e di sempre tenere il lettor sospeso e incerto dell’intenzion dell’ autore fino alle ultime claosole del ragionamento ! E con che tirannica curiositá ci stimolano al corso della lettura e a non lasciarne prender fiato finché non ne prendiamo il fine ! Quella agevolezza di stile, che, aneli’esso correndo, invita a correre, que’ lumi naturali che ci illustrano e non ci abbagliano, quella virilitá di sentenze che ci pascono e non ci saziano, quella sodezza di precetti che ci insegnano e non ci annoiano, quella arguzia di sali che quasi vino piccante ci mordono e ci dilettano, sono le dolci catene che soavemente ci tirano nelle lodi dell’opera e ci stringono nell’amor dell’autore, che con si belle vigilie n’insegna la via della vigilanza civile e la regola della prudenza politica e cristiana, vedendo massime con che giovevole e modesto artificio i vizi de presenti tempi si puniscono ne’ passati e le corrottele de’ vivi si correggono nelle persone de’ morti, mentre a punto al volto de’ vivi si fa maschera del nome de’ morti e con le sferzate de’ secoli antichi si castigano i moderni con molto profittevole censura, che non ha bisogno di censura. E benché io abbia notate alcune cosette da conferir coti Vostra Signoria a bocca, non però intendo che vagliano ad altro , che a certificarla del gusto c’ho preso della sua nobilissima fatica e dell’universale e particolar riflesso, che ci ho fatto sopra per mio utile.