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RAGGUAGLIO I

Collegio fatto sopra il cavallo napolitano.

Fin dall’ora che, per punir con severo castigo il popolo napolitano delle molte infedeltá da lui usate contra i suoi passati regi, piacque alla Maestá del grande Iddio di darlo in mano di Faraone, per legge, che poi diligentemente è stata osservata, gli accorti re di Spagna ordinarono, che quel cavallo sfrenato, che il seggio di Nido boriosamente porta per insegna con vanto che non può soffrir sella né freno, ogni sei mesi fosse condotto nella pubblica piazza del mercato, ove da’ marescalchi politici con ogni usata diligenza sopra lo stato di lui fosse fatto formalissimo collegio; nel quale tutto quello ordinassero, che avessero giudicato necessario per ben mortificare animale tanto fiero, tanto incostante e sedizioso, che molte volte in un tempo medesimo piú tosto ha voluto esser cavalcato da due regi, che da un solo.

Ieri dunque l’infelice cavallo dagli Spagnuoli, che l’hanno in guardia, fu cavato fuori dalla stalla, e percioché egli cosi è distrutto, che a gran fatica può tenersi in piedi, con le funi fu strascinato nella piazza. Miserabile spettacolo fu il vedere che, sebben quel destriero giá di tanto splendore ora cosi malamente è consumato, che per la sua molta magrezza se gli contano le ossa, e ha la schiena tutta impiagata, e per i strapazzi fatti di lui, essendo divenuto bolso, ha le narici tagliate, i sospettosi Spagnuoli nondimeno con tanta accuratezza notte e giorno gli tengono le pastore ai piedi, il capezzone, il cannone e gli occhiali, come se temessero di lui e il