Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/97

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liquore. E liberamente vi dico che, se il vostro duca di Ghisi nel mio Stato solo avesse pensato quello, che con tanto scandalo pubblico liberamente pose in esecuzione nel vostro regno di Francia, lo stesso primo giorno gli averei fatto quel tiro al quale il vostro re Enrico III, ancorché vi fosse stimolato dalla maggior parte dei prencipi d’Italia, non seppe risolversi mai, eccetto l’ultimo giorno de’ suoi piú brutti guai e allora appunto che la piaga delle sollevazioni francesi era divenuta un canchero immedicabile; perché, ove regna l’ambizione tra i nobili, i prencipi sono forzati mostrarsi tutta severitá, perpetuamente tenendo i patiboli in punto e apparecchiati per punir i sediziosi e i ribelli, il tesoro aperto per premiar i quieti e i fedeli, quel prencipe essendo indegno di commandare, che non ha genio di farsi obbedire; né altra cosa piú scandalosa può vedersi in uno Stato, che il prencipe viva in gelosia di quell’officiale, che doverebbe tremar per lui. Ma è proprio di voialtri prencipi d’Europa, che, facendo professione di lettere e di vivere con regole di gran politía, chiamate me barbaro e il mio sicuro modo di procedere tirannico, di lasciarvi dalle vostre virtudi eroiche della clemenza e della mansuetudine ridur al vergognoso termine di soffrir cose indegnissime. — Non è possibile dir quanto con il suo ragionamento l’Imperio ottomano offendesse tutti i virtuosi del sacro collegio, i quali, levatisi in piedi, con sdegno grande gli dissero, che con le ragioni in mano gli avrebbono provato, che tutto quello ch’egli aveva detto erano concetti sceleratissimi, ^ndegni d’esser detti da persona che avesse anima e d’esser uditi da uomini che facessero professione di onore. Allora sorridendo disse l’Imperio ottomano, che nei politici concetti coi quali altri governava i regni si aveva riguardo all’utilitá: nei morali, che servivano per ben regolar i costumi, alla bontá, e che la quiete e la pace degli Stati dovevano essere preposte a tutti gli altri umani interessi.

Allora il censore, per troncare disputa tanto odiosa, voltatosi verso il Granducato di Moscovia, gli disse che tra le grandezze d’un prencipe non si nominava seconda la nobilis