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RAGGUAGLI DI PARNASO piú giudicava spediente. Ad ognuno parve che anzi Apollo si ridesse del danno e della vergogna di quel letterato, che ne gli avesse punto di compassione: al quale Sua Maestá chiese con qual arte d’indovinare egli aveva pronosticato quella calamitá al Bentivoglio. Rispose il Gaurico che il tutto aveva preveduto con la prestantissima scienza dell’astrologia giudiciaria, nella quale egli avea fatto molto studio. Replicò allora Apollo come la medesima astrologia, che gli aveva predetto le sciagure altrui, non l’avea avvertito di quel suo infortunio. A questo rispose il Gaurico che ciò era accaduto perché per negligenza di suo padre egli non sapeva il giorno certo della sua nascita. Rise allora Apollo, e grandemente disprezzando i vani e infelici studi del Gaurico, gli disse ch’egli era un pazzo vizioso, degnissimo della sciagura che gli era accaduta; perché gli uomini saggi in sommo orrore avevano di esser i primi apportatori di nuove infelici anco alle persone dozzinali, nonché a’ prencipi, di orecchie cosi delicate, che altro piú non amando che con nuove di gusto esser dilettati, anzi miglior consiglio era adularli con predir loro lunga e felicissima vita e accertarli che tra tempo brieve erano per goder molte cose bramate e infinite felicitadi desiderate. Perché in un’arte falsissima e solo degna di cervelli vani, con l’ardila sfacciatezza di predire a’ prencipi, gelosissimi della vita e buona fortuna loro, vicina morte e altri accidenti miserabili, altri malignamente mostrava di desiderar loro tutti gl’infortuni che pronosticava. Non cosi tosto Luca Gaurico parti dall’audienza, che vi conparve il conte di San Paolo, nobilissimo prencipe francese; il quale con Sua Maestá acerbamente si querelò del re di Francia Lodovico undecimo, che dopo il perdono con tanta solennitá di giuramenti concedutoli, crudelmente l’avesse fatto decapitare. Al conte umanissimamente rispose Apollo che in quel suo infortunio non tanto del re Lodovico dovea dolersi, quanto della propria sua imprudenza: perché i sudditi che arrivavano alla temeritá di fare al signor loro l’insopportabile ingiuria di armarli contro, affatto erano pazzi, se mai piú si fidavano di lui: perché non altra piú vergognosa cosa vedendosi in uno Stato, quanto che