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padre, l’avo, il bisavo e il tritavo di lui per piú di trecento anni si erano mantenuti grandi in quella contea: la quale fu acquistata da un cortigiano molto favorito dal prencipe di que’ tempi. Questo cortigiano per scritture autentiche si trovò esser stato figliuolo di un certo Salomone ebreo, che poi, fattosi cristiano, si chiamò Arnoldo: e perché questo ebreo veniva da Rodi, per molta diligenza che vi fosse usata, della sua generazione giammai non potè sapersi altro. Essendo l’Ammirato giunto fino a questo termine, consegnò la genealogia a quel signore; il quale, veduto che ebbe il volume grosso, senza altramente legger quello che si conteneva in esso, mostrò rimanere soddisfatto: e però all’Ammirato fece dono di mille scudi. Ma come prima ebbe lette le sporcizie del suo casato e le indegnitá di molti soggetti che nella sua genealogia erano stati registrati, ritornò all’Ammirato: col quale acerbamente si dolse che, in vece di una onorata genealogia ch’egli desiderava da lui, gli avesse composto un libello infamatorio contro; poi, restituendogli il libro, li disse che gli ritornasse indietro i suoi danari, perché egli era solito premiare chi ricopriva, non chi scopriva le sue vergogne. Ma si quietò questo signore, quando dall’Ammirato intese ch’era prudenza mostrar poca curiositá nel cercar per molti anni addietro l’antichitá della sua casa; perché la ruota di questo mondo girando sempre, e in brieve tempo conducendo al basso quelli che poco prima erano posti nell’alto, tutti quelli che troppo ambiziosamente volevano sapere quali fossero stati i loro progenitori fino a’ tempi del diluvio e di Adamo, nelle genealogie loro trovavano numero grande di quelle sporcizie ch’egli avea vedute nella sua.