Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/196

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di questo Stato furono a trovar Apollo: al qual dissero essergli noto che tra le miserie della guerra e le infelicitadi de’ cortigiani non si dava differenza alcuna; poiché, se miserabile era la guerra, solo afflizioni erano le corti: se infelici erano i soldati, sfortunati erano i cortigiani ; che però, poiché lo spettacoló orrendissimo dell’ingresso in Parnaso del duca Sforza in tanto spavento aveva posta la milizia, che da ognuno veniva abborrita, di uguale utilitá sarebbe stato al mondo, che, allora che quei soggetti, che nelle corti da basso stato salivano alle supreme grandezze, erano ammessi in Parnaso, anch’essi, come avea fatto il duca, fossero accompagnati da quei miserabili cortigiani, che, afflitti e strapazzati dall’avarizia e dall’ingratitudine di molti prencipi, nelle corti erano morti disperati. Questo consiglio, come pernizioso, subito fu ributtato da Apollo, dicendo che anzi faceva bisogno di inanimir gli uomini a porsi nelle corti, che spaventarli; percioché, tutto che pochi fossero quelli che vi conseguivano le dignitadi, le ricchezze e gli onori desiderati, che però tutti vi arricchivano l’animo con l’acquisto preziosissimo che vi facevano d’infinite virtudi: cosa tanto vera, ch’egli stimava che non meritasse il nome di uomo compito colui che per molti anni nel maneggio delle corti non era stato scozzonato.