Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/202

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virtú dei cortigiani forbiti, felicemente pubblicare ai posteri non le cose che hanno udite raccontar nelle botteghe, ma quegl’intimi sensi piú ascosi del cuor dei prencipi, eh’essi con gl’ingegni loro acutamente speculativi hanno saputo penetrare. E perché in molti volumi d’istorie acerbe invettive si leggono contro la nazion nemica dell’autore dell’istoria, rinoviamo qui gli editti nostri sopra questo particolare pubblicati gli anni passati, nei quali, per l’indennitá della veritá istorica, a’biasimi che l’una nazione dá all’altra sua nemica, abbiamo ordinato che si dia il calo di sessanta per cento. E percioché a noi chiaramente consta che la perdita lacrimevole che hanno fatta le buone lettere, della maggior parte delle preziosissime Deche del nostro dilettissimo Livio, solo è stata cagionata da Lucio Floro, espressamente comandiamo che per l’avvenire ad alcuno non sia lecito epitomare, compendiare e abbreviare scritti di qualsivoglia istorico. Cosi ancora, con tutta la plenitudine della potestá che noi abbiamo sopra le buone lettere, a tutti i nostri virtuosi proibiamo il poter per l’avvenire compendiosamente in picciolo volume scrivere le istorie universali del mondo o di nazione alcuna particolare, la quale, a guisa dei famosissimi romani, dei franzesi e dei saracini, abbia operate cose immense: come senza frutto alcuno hanno fatto molti, che dal principio del mondo fino all’etá loro in poche carte hanno scritti i fatti di tutte le nazioni: l’esperienza avendo fatto conoscere ad ognuno, la lezione di cose tanto succintamente scritte in tutto e per tutto esser inutile, non essendo possibile da essa cavar quell’abbondantissimo frutto che si gusta dall’istorie particolari, nelle quali non le cose, ma le ragioni e i consigli di esse si raccontano. In ultimo ricordiamo ai venerandi sacerdoti, che attendino alla lezione e alla scrittura delle cose sacre, e a quelle persone laiche lascino la cura di scrivere le istorie profane, che merito di veritá, non peccato di mormorazione stimano biasmar le azioni d’un prencipe o d’un privato che ha operate cose vergognose. — Data dal nostro zodiaco, il giorno vigésimo dopo l’ingresso nostro nel segno della libra, l’anno del faticoso nostro corso cinquemila cinquecento settanta ». Doppo la pubblicazione di cosi rigoroso editto, si mormora in